La Parmalat Nicaragua ha diffuso una risposta alla
nostra campagna di solidarietà con i lavoratori
licenziati di questa impresa quando cercavano di
creare una rappresentanza sindacale, fino ad allora
inesistente, ma che la lotta ha trasformato in realtà.
Questa
risposta, firmata dalla Dott.ssa Norma Medina Urbina,
responsabile delle Risorse Umane della Parmalat
Nicaragua, nega che i lavoratori siano stati
licenziati per una persecuzione sindacale e imputa i
licenziamenti a delle così dette mancanze sul posto di
lavoro nelle quali sarebbero incorsi i lavoratori.
Con uno
strano linguaggio marcato da una sintassi
italianizzata (i padroni italiani hanno dettato la
lettera alla Dott.ssa Medina?) e un tono autoritario,
Parmalat Nicaragua assicura che in questa impresa non
esiste un sindacato e manca poco che dica che “mai
esisterà”.
Rispetto
agli argomenti apportati dall’impresa per dissimulare
la repressione antisindacale, informiamo che la
legislazione del lavoro nicaraguense prevede in caso
di mancanze funzionali gravi o indisciplina,
l’applicazione dell’articolo 48 del Codice del Lavoro,
secondo il quale il datore di lavoro é obbligato a
pagare le prestazioni legali abituali come la
tredicesima e le vacanze accumulate dal lavoratore al
momento del licenziamento.
Nonostante
ciò, nei casi di cui ci occupiamo, l’impresa si è
avvalsa dell’articolo 45 che permette i licenziamenti
quando il datore di lavoro decide di prescindere
unilateralmente dai servizi del lavoratore. In questo
caso deve pagare l’indennizzo corrispondente a un mese
di stipendio per ogni anno di lavoro nell’impresa.
Inoltre la
Federazione dell’Alimentazione del Nicaragua ha
introdotto due denunce nel Tribunale del Lavoro
reclamando la reintegrazione immediata dei lavoratori
licenziati per repressione sindacale.
In
relazione all’aspetto più profondo dei fatti, è
necessario che la Parmalat Nicaragua capisca che non
esiste solo una rappresentanza sindacale al suo
interno, ma che essa si avvale dell’appoggio della
Federazione dell’Alimentazione locale. E un’altra
novità: entrambe le organizzazioni contano con
l’appoggio della UITA, che continuerà ad appoggiare
questa lotta fino ad ottenere giustizia.
Carlos Amorín
©
Rel-UITA
25
ottobre 2004