Presidente della Repubblica Federale del Brasile
Sig.ra Dilma Rousseff
Palazzo di Planalto
Brasilia
Egregio Presidente,
Ci rivolgiamo a Lei in nome delle nostre 374
organizzazioni affiliate in 119 paesi, per
esprimere la nostra più profonda costernazione
per l'omicidio, lo scorso martedì 24 maggio nel
Pará, di una coppia di contadini estrattivisti,
militanti sindacali e ambientalisti che da anni
lottavano contro la deforestazione e
l'usurpazione di terra.
José Cláudio Ribeiro da Silva (Zé Cláudio) e
Maria do Espírito Santo Silva
sono stati freddamente giustiziati e
parte delle loro orecchie sono state tagliate
dagli assassini, come una minaccia di terrore e
morte per chi continuerà la lotta
Quest’atto barbaro, selvaggio, sarebbe
sicuramente considerato “terrorismo” in
qualsiasi parte del mondo, poiché si tratta di
un crimine pianificato, organizzato, eseguito da
soggetti esperti in modo premeditato contro
persone innocenti e disarmate, con fini
politici, sociali ed economici.
Si tratta di "morti pianificate", veri e propri
strumenti per incidere su un conflitto che non è
privato, bensì pubblico.
In questo caso specifico sono state loro le
vittime, ma sarebbe potuta essere una qualsiasi
delle 300 persone i cui nomi appaiono nella
“lista della morte”, come effetto di
un'articolazione politico-imprenditoriale il cui
fine è il lucro e il potere per aumentare le
proprie ricchezze.
La violenza rurale nel Brasile di oggi non è
oramai una mera pratica ancestrale in base a
relazioni pseudo feudali, provocata dagli
antichi colonnelli e baroni del latifondo in una
terra senza legge e senza dio.
Gli assassini di oggi, quelli che ordinano di
uccidere, hanno computer con accesso a internet,
cellulari 4G, usano la tecnologia più moderna
per curare i propri affari nella zona rurale,
per conoscere le previsioni climatiche,
consultare i prezzi di esportazione, concludere
affari a distanza, gestire stocks, muovere conti
bancari, eccetera.
Ciò che invece continuano a fare come sempre è
disboscare, servendosi di manodopera a basso
costo, a volte in condizioni di schiavitù,
assumendo assassini e approfittando di una
struttura che garantisce l’impunità, che è
assicurata loro in modo illegale da soggetti
direttamente interessati o legati alle strutture
pubbliche statali, trasformando la violenza in
parastatale.
È una vera e propria organizzazione creata per
uccidere, rubare, mentire, manipolare, cioè
quello che comunemente si chiama "crimine
organizzato" o mafia. In nessuna parte del mondo
questi gruppi mafiosi sono stati sconfitti senza
un coinvolgimento diretto dello Stato e
un'azione simmetricamente specializzata e
decisa. La mancanza di questi elementi fa sì che
oggi venga lasciato campo libero ai delinquenti
e aumenti il numero di orfani tra la popolazione
rurale locale.
In una recente intervista apparsa quindici
giorni fa nella nostra pagina web, integranti
della nostra organizzazione affiliata, la
Confederazione Nazionale dei Lavoratori
nell'Agricoltura (CONTAG), avevano
anticipato che nel Pará sarebbe aumentata la
violenza come frutto del recente cambiamento di
governo statale.
Per noi è doloroso vedere che queste previsioni
sono diventate realtà. Questo terrorismo privato
con sostegni nel pubblico deve cessare affinché
il Brasile possa definitivamente incamminarsi
verso una democrazia moderna, che ha già ha
raggiunto in altri ambiti essenziali.
Per questo motivo ci uniamo a tutti quelli che
condannano e respingono questi assassini
ripugnanti e reclamiamo, insieme alla
maggioranza del popolo brasiliano, che si
adottino le misure necessarie per affrontare in
modo definitivo, sostenuto e senza eccezioni,
queste organizzazioni mafiose e criminali che
tanto danno stanno facendo al Brasile.
In quest’ambito, come in altri, ci aspettiamo
verità, giustizia e castigo per i colpevoli. Ci
aspettiamo la fine dell'impunità, affinché
assuma valore la citazione che “tutti siamo
uguali davanti ala legge”. Affinché sia vero che
tutti hanno il diritto alla vita e a difendere i
propri ideali.
Gerardo Iglesias
Segretario Regionale UITA
Montevideo, 30 maggio 2011